Risale addirittura al 1900 la prima denuncia d’esercizio della cava Martina di Casazza, il giacimento posto sulla destra del torrente Cherio, a 360-600 metri sul livello del mare, nel quale dal 1971 opera Nicem Srl, società di proprietà della famiglia Birolini, ai primi posti in Italia nella produzione di carbonato di calcio.
Da più di 100 anni al lavoro per gli uomini e l’ambiente
L’elevata purezza del giacimento di calcare di Casazza (con frazione di carbonato di calcio superiore al 99,7%), insieme ai costanti investimenti in qualità e tecnologia effettuati da Nicem, lo rendono idoneo ad essere impiegato nei più diversi settori. In agricoltura, macinato e ridotto in polvere finissima, è disperso sui terreni come correttore di ph, rendendoli fertili e coltivabili. Nella zootecnica è impiegato come integratore dei mangimi. Ampio anche il suo impiego nel settore ecologico: aggiunto al processo di combustione del carbone per la produzione di energia elettrica, il carbonato di calcio neutralizza lo zolfo inquinante e purifica i fumi, consentendo addirittura la produzione di un materiale inerte (il cartongesso) utilizzabile nelle costruzioni. Ancora, grazie al carbonato di calcio è possibile intervenire in opere di risanamento di bacini idrici, per ripristinare l’ecosistema nel caso di inquinamento. Infine il carbonato di calcio è impiegato nell’industria cosmetica, come pigmento inorganico di origine naturale, agente detergente e additivo addensante per dentifrici. Il processo produttivo nella cava di Casazza si svolge all’insegna della qualità, certificata a norme UNI EN ISO 9000, e del controllo automatizzato dell’intero ciclo. Il materiale, estratto tramite esplosivo innescato con detonatori elettrici, è portato agli impianti di produzione che lo frantumano in fasi successive. Nella prima fase vengono impiegati frantoi a mascelle, vagli, nastri trasportatori e deferrizzatori magnetici per rimuovere i residui ferrosi. Quindi si passa alla macinazione, prima con mulini a martelli e quindi con mulini a sfere per la micronizzazione del materiale. In alcuni casi vengono anche impiegati separatori a vento di ultimissima generazione per ottenere particelle da 10 a 90 micron di diversa colorazione. Il materiale è stoccato in silos e quindi commercializzato sfuso, in pacchi o big-bags. L’attenzione all’ambiente è testimoniata non solo dall’intervento di recupero ecologico della cava, avviato a partire dal 1993, con soluzioni di bioingegneria e biotecnologia per consentire una copertura vegetale completa e stabile del fronte di cava, ma anche grazie al nuovo progetto che porterà a breve Nicem a lavorare solo in sotterranea. Il progetto, definito in collaborazione con l’Università di Ingegneria Mineraria di Torino ed attualmente in fase di realizzazione con lo scavo delle gallerie di preparazione, prevede la creazione di un innovativo sistema di grandi camere con sottolivelli: ogni camera avrà un’altezza di 70 metri, una larghezza di 30 metri e una profondità di 80-120 metri. Anche l’impianto di frantumazione sarà installato all’interno della roccia, così da annullare totalmente ogni aspetto di impatto ambientale e la dispersione all’esterno di polveri, rumori e vibrazioni.